Quieti spaesamenti
Vladimiro Zocca
Paesaggi-luoghi dell’ironia sottile, quelli di Luigi Zecchi, abitati da un’interna tensione minimale che crea strutture apparentemente naturalistiche tra impulso metafisico e vocazione surreale. Una vocazione che, tuttavia, non smarrisce mai il contatto con la certezza della cosciente vertigine del reale. Infatti l’osservazione attenta e ben orientata dell’artista offre elementi di nature di paesaggio che, mentre rivelano salde caratteristiche di forma, di proporzione, di colore e di trama, tendono ad essere trascese nel distacco dell’emozione visiva. Allora dei "target" per il tiro con l’arco, un cancello rosso, un filo di fumo, una misteriosa depressione terrosa, forse artificiale, sul terreno verde d’erba, un filo di fumo che si confonde con le nuvole nel cielo, una rete ingarbugliata tesa fra due alberi addirittura una mosca fuori campo, quasi sulla cornice, assumono la funzione, non tanto di simboli, quanto di tracce apparentemente prive di significato di presenze umane scomparse nel silenzio della natura ...una contaminazione controllata che non aliena la calma luminosa del paesaggio in una visione alterata, ma induce i sensi dell’osservatore a immedesimarsi, rasserenato, in un paesaggio che esiste da sempre nel fondo del proprio immaginario. E’ come se l’artista operasse incantesimi del vedere concreto nell’incontro di due soggettività: quella infinita, di origine romantica, che aspira alla coincidenza del proprio essere con il tutto della natura, e quella piccola del fare umano che, spesso, è un giocare nella natura con discrezione, quasi senza farsi notare, ma avvolto dalla libertà della contemplazione...