Il mondo a rovescio di Luigi Zecchi
Eleonora Frattarolo
L'incisore è un giocatore che rischia nel gesto del solcare: e nell'esecuzione a rovescio, e nell'incertezza della forma finita procede aggiungendo e sottraendo strati, e gioca il finale dell'opera compiuta con il bianco e con il nero: con la carta che riceve e con l'inchiostro che segna. E per quanto la carta sia luce, è destino legato al carattere dell'incisione l'essere pervasa dall'oscurità, da piranesiana nigredo, che imprime e campisce. Perché sono gli anfratti, i solchi profondi, le gole corrose dall'acido a darle il volto; e il liquido, che ha scavato nella discesa e che ha generato questo volto, scorrendo via conserva la memoria dell'inabissarsi in microscopiche profondità. E il nero dell'incisore è il caldo dell'inconosciuto, è la viva sostanza avida di forma che fluisce alla fondazione di urgenti stasi, tintura delle cose sensibili ed esigente sul piano emozionale. ...nella radura di paesaggi interni, nella capace illusione di vedere le cose della mente come le sole reali, e nel voler figurare uccello albero e nuvola come il mistero centrale, il mistero dell'evidente.
E’ il tempo sincronico dell'evento, l'attimo immenso di una esperienza del vedere-tacendo che prende forma in queste incisioni: colonne dai cui vortici ardono fuochi, conferiscono ritmo ad un ciclo popolato da gru, che sono messaggi degli dei, che sono anime che vanno verso la loro destinazione. Volano, sciamando, verso il nido dove troveranno rifugio, finalmente protette dai pericoli della trasmigrazione.