...nascono così
Emilio Contini
...nascono così, delineate con sicurezza, ma prima lungamente covate con trepido affetto in piccoli bozzetti, queste composizioni metafisiche di statue, solidi geometrici o monumenti, collocati in spazi ampi ma oscuri, come appena intravisti di notte, o cercati di ricordare al mattino, dopo un sogno fluito col solito svolgimento, culminato nel risveglio improvviso e talora angoscioso. Qualche curiosa forma anatomica, umana o vegetale, s'annida su queste pietre che ricordano i vecchi pilastri o cippi ricoperti di piante rampicanti e sommerse nella polvere, che si incontravano per le strade bianche della nostra campagna, nei bivi, o lungo gli argini. La fantasia di Zecchi deve esser riandata ai tempi dell'infanzia, quando queste pietre, questi fittoni, assumevano un aspetto misterioso, perché tutto quel che ci sembra misterioso oggi deve averci colpito nell'infanzia, e ponevano interrogativi alla sua mente di ragazzo. Crescendo nell’animo si resta fanciulli, in queste cose, e una cosa comune come una vecchia pietra o una colonna sbocconcellata di un cancello in mezzo alla campagna, o una logora panchina di cemento prendono l'aspetto di una statua. Tra le sue statue semifigurative e bizzarre, Luigi Zecchi, silenziosamente, conduce ostinato il suo coerente lavoro di pittore fuori dalle mode e dai compromessi, senza chiudere però gli occhi alla fantasia.