Nel giardino della mente
Gianni Cerioli
Luigi Zecchi ha un modo privilegiato di trattare lo spazio. L’ambiente in cui colloca i suoi passeggiatori solitari diventa una sorta di porto franco in cui trovare la forza di resistere alla gretta piattezza di ogni percezione che rifiuta il sensibile e la singolarità del mondo. La falena propone la doppia intenzionalità di indagare la farfalla notturna dipinta in trompe l'oeil nella parte alta del quadro ed insieme di seguire i percorsi segnati dalle fasce bianche e rosse tra gli alberi in basso. Eppure quella di Zecchi è una straniante razionalità. La tensione verticale dell'olio su tavola, In attesa, ad esempio, dilava l'algido lucore di un cielo che occupa tre quarti della composizione mentre il resto viene segnato dall'acqua che fluisce oltre lo sbarramento in cemento armato tra i massi del fiume. La figura col bastone ha un contraltare visivo nella nuvola alta sbiancata in cielo. Ancora nell'opera La passeggiata la vecchietta col cane che transita sulla diga attraversa il quadro secondo una direzione mentre la freccia segna-sentiero dipinta sul masso del fiume ne indica un'altra. Entrambe portano l'occhio dello spettatore ad indagare il mondo nella sua originaria complessità, a ricercare incessantemente l'uscita dal labirinto in cui ci troviamo a vivere.